Val di Teve, Val di Fua e Murolungo; un anello entusiasmante sulle montagne della Duchessa


Le montagne della Duchessa, un sotto-gruppo che rimane ai margini del nucleo centrale del Velino, al quale fa da sentinella dal versante ovest laziale.
Numerosi sono i racconti di chi ha visitato l’area, che si presta a sia comodi giri ad anello che ad entusiasmanti traversate, infatti le vie di accesso sono varie, la valle della Cesa, val di Fua, Val di Teve dal versante sud, la valle Amara da Corvaro, sino ai punti di accesso più lontani, come Colle dell’Orso da Piani di Pezza e la valle del Campitello.
Il cuore della Duchessa è naturalmente il lago , a coronare il completamento della passeggiata, dal quale si gusta la superba parete Nord del Murolungo, il guardiano del lago.
Il programma prevedeva di fare un anello, con partenza da Cartore, al contrario però rispetto al canonico giro orario, ho preferito percorrere all’andata la Val di Teve, da poco riaperta dopo la stagionale chiusura a salvaguardia della fauna.
Partiamo quindi io e Bruno da cartore, imbocchiamo la sterrata che parte alla fine del borgo, la quale attraversa una piana fino alla Bocca di teve, dove parte il sentiero n.2.
E devo dire che è stata una scelta azzeccata perchè, la Teve è una valle più aperta della Fua, e ciò ha permesso alla vivida luce mattutina di filtrare con facilità attraverso i costoni rocciosi e iluminosi prati intervallati da fitta boscaglia: il gioco di colori è stato manco a dirlo sorprendente.
La valle fa da confine tra lazio e Abruzzo, e camminiamo tra grandiose pareti rocciose che mostrano le cicatrici conseguenza del terremoto, testimoniate dai ciclopici massi caduti a valle.  
La valle sale in modo progressivo e inesorabile, fino ad aprirsi improvvisamente sulla testata della valle, Capo di Teve. C’è emozione, sì perchè sembra di essere all’interno di un dipinto: a destra la spettacolare spalla Nord che scende dal Sevice, davanti il Costone e accanto si intravede Punta Trento e Colle dell’Orso, mentre a sinistra il ripidissimo versante di Iaccio dell’Agnello, che sale verso il Malopasso.
Dopo alcuni minuti di contemplazione, puntiamo verso il malopasso, percorrendo un appena visibile sentierino, che subito si inerpica prima tra gli ultimi faggi, poi tra le rocce.
Per brevi tratti il Malopasso non tradisce le aspettative, ma la salita è si ripida ma breve, che senza accorgerci siamo alle pendici della Cimata di Macchia Triste.
Percorriamo ancora un tratto ondulato e poi saliamo a sinistra su un canalino e in breve siamo sulla vetta di Macchia Triste. Il panorama mostra in primo piano il Velino e sue sorelle, mentre sotto in versante sprofonda dentro la valle percorsa.
Da quì il programma era di puntare verso Cima di Iaccio dei Montoni, il percorso attraversa stupende doline e piccole e selvaggie valli, tra le quali la valle Fredda, con la sagoma del Murolungo che si avvicina decisamente.
Raggiunta la sella che separa la cima con la vetta del Murolungo, ci gustiamo il nostro pranzo e le due birre artigianali, preventivamente raffreddate da una provvidenziale lingua di neve presente nelle vicinanze, con la compagnia di una coppia di grifoni, che con fare spavaldo volteggiavano sulle nostre teste.
Dopo aver gustato il litrozzo di birra, saliamo verso il Murolungo e raggiungiamo la croce di vetta.
Bellissima è la vista sul lago, incastonato, adagiato alle pendici della parete Sud del Morrone.
Una breve sosta e ripartiamo scendendo per la via normale, che passa sulla cresta est. Invece di scendere per il lago, facciamo un’altra deviazione fuori programma, alla ricerca dell’ingresso della Grotta dell’Oro. Attraversiamo con cautela la base del paretone, percorrendo un traverso ripido e innevato e tentiamo l’avvicinamento alla Grotta, il cui ingresso è purtroppo occupato da una lingua di neve ripida, che finisce con un salto di circa tre metri verso l’interno, e ne impedisce l’ingresso. Una buona occasione per tornare.    
E’ ora di prendere la via del ritorno, quindi scendiamo il ghiaione del Murolungo verso le rive del lago, le cui acque iniziano ad assumere un colore grigiastro proprio della luce del tardo pomeriggio.
Qualche foto e giù verso le caparnie, dove incrociamo due pastori alla ricerca di alcune mucche sfuggite.
Scendiamo dentro la stretta e intricata valle di Fua, dove dolce risuonano gli echi dei versi di uccelli di svariate tipologie.
Raggiungiamo infine Cartore, dove facciamo una bevuta di acqua fresca dal fontanile della piazzetta.
Una giornata incantevole, un’escursione completa, abbiamo attraversato prati fioriti, valli suggestive, ammirato dalle pendici pareti rocciose superbe, attraversato vallate selvaggie, cavalcato creste panoramiche, con la chicca del lago  
Il resto del tragitto ci porta direttamente sul lago, e poi per il sentiero delle Caparnie 2B che precede l’ingresso nella stretta valle di Fua.   
Momenti da ricordare sono stati la bella Val di Teve, il cammino tra le piccole e solitarie valli tra Macchia Triste e Iaccio dei Montoni, e l’avvicinamento verso la Grotta dell’Oro.

Dati riassuntivi dell’escurrsione:
Data: 08 giugno 2013
Regione e provincia: Lazio, provincia di Rieti (a tratti in Abruzzo, prov. L’Aquila)
Località di partenza e arrivo: Cartore                                                                                        Tempo di percorrenza: 8h40m                                                                                     Chilometri: 21
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: percorso un pò lungo

 
Periodo consigliato: sempre, tranne il periodo invernale per pericolo slavine in Val di Teve.
Segnaletica: percorso ben segnato fino al Malopasso, poi abbiamo seguito percorsi fuori sentieri, fino al lago.
Dislivello: 1580 mt.
Quota massima: 2184 mt. (Murolungo)                                                                         Accesso stradale: A24 uscita Valle del Salto, alla rotonda a destra e poi dopo un Km a destra per una stradina (cartello piccolo marrone per Cartore) che si fa sterrata e un pò sconnessa per altri 3 Km, fino a raggiungere il borghetto di Cartore.